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La forza come garanzia della sicurezza (1 parte)

VLADIMIR PUTIN:

“LA FORZA COME GARANZIA DELLA SICUREZZA NAZIONALE RUSSA”

(1a parte)

Il seguente documento è la traduzione italiana dell’articolo apparso in lingua russa sul quotidiano “Rossijskaja gazeta” il 20 febbraio 2012.

L’articolo tradotto è stato pubblicato sul sito della rivista “Geopolitica” il 20 marzo 2012 (link)

Il mondo sta cambiando. I processi di trasformazione globale portano rischi di natura diversa, spesso imprevedibili. In un contesto globale di sofferenza dell’economia e di altri settori, c’è sempre la tentazione di risolvere i problemi a spese degli altri, tramite pressione e coercizione. Non stupisce di sentire già delle voci affermare che è “naturale” che le risorse di importanza globale non devono essere soggette alla sovranità nazionale. Tali possibilità, anche in linea puramente teorica, non devono esistere quando si parla della Russia. Ciò significa che non dovremmo tentare nessuno con la nostra debolezza.

Questo è il motivo per cui non rinunceremo mai in nessun caso al potenziale di deterrenza strategica, ed anzi lo rafforzeremo. E’ stato proprio e solamente questo potenziale, infatti, che ci ha aiutato a mantenere la sovranità nel periodo più difficile negli anni ’90, quando, diciamoci la verità, non abbiamo avuto altri argomenti materiali rilevanti.

E’ chiaro che non saremo in grado di rafforzare la nostra posizione internazionale, sviluppare l’economia e le istituzioni democratiche, se non siamo in grado di difendere la Russia, se non calcoliamo i rischi di possibili conflitti, non ci garantiamo l’autosufficienza nel campo della tecnologia militare e non prepariamo una risposta militare forte e adeguata come ultima risorsa per rispondere a determinate sfide. Abbiamo adottato e stiamo attuando programmi senza precedenti di sviluppo delle forze armate e modernizzazione del complesso militare-industriale della Russia. In totale, nel prossimo decennio per questo scopo saranno allocati circa 23 miliardi di rubli.

Francamente, c’è stato un ampio dibattito a proposito delle dimensioni e della tempistica di un finanziamento cosi consistente. Sono sicuro che disponiamo di risorse a sufficienza e possiamo permettercelo. Ma soprattutto non possiamo più rimandare la creazione di moderne forze armate e il rafforzamento delle nostre capacità di difesa.
Non si tratta di una militarizzazione del bilancio russo. Infatti, il denaro che stiamo allocando è una compensazione per quegli anni in cui l’Esercito e le forze armate erano cronicamente sottofinanziati, quando praticamente non si producevano nuovi tipi di armi, mentre gli altri paesi costantemente aumentavano la propria potenza militare.

 

 

Difesa “intelligente” contro le nuove minacce

Abbiamo bisogno di meccanismi per rispondere non solo ai pericoli già esistenti. Dobbiamo imparare a “guardare oltre l’orizzonte”, per valutare la natura delle minacce di qui a 30-50 anni. Questo è un compito grande che richiede la capacità di mobilitazione della scienza civile e militare e algoritmi affidabili di prognosi a lungo termine.

Di quali armi avrà bisogno l’esercito russo? Quali sono i requisiti tecnici che saranno chiesti al complesso militare-industriale nazionale? In effetti, bisogna creare un sistema qualitativamente nuovo, “intelligente”, di analisi militare e pianificazione strategica, di preparazione delle “ricette” pronte e di loro attuazione operativa nelle strutture delle nostre forze.

Che cosa ci riserva il futuro?

La probabilità di una guerra globale tra le potenze nucleari è bassa, perché significherebbe la fine della civiltà. Finché la “polvere” delle forze nucleari strategiche – creata dall’enorme lavoro dei nostri padri e nonni – resterà asciutta, nessuno oserà scatenare un’aggressione su larga scala contro di noi.

Tuttavia, bisogna tenere presente che il progresso scientifico e tecnologico in vari campi, dalla comparsa di nuovi tipi di armi ed equipaggiamento militare alle tecnologie d’informazione e della comunicazione, ha portato ad un cambiamento qualitativo nella natura della guerra. Così, con l’adozione di massa di armi di precisione non-nucleari a lungo raggio, ancora più chiaramente si mostra la tendenza di adottare le stesse come armi principali per una vittoria decisiva sul nemico, anche in un conflitto globale.

Sistemi spaziali e strumenti di tecnologia dell’informazione, specialmente nel cyberspazio, giocheranno un ruolo grande, se non decisivo, nei conflitti armati. E nel lungo periodo verranno create armi basate su nuovi principi fisici (radiazioni, geofisica, onde, genetica, psico-fisica, etc.). Tutto questo insieme con le armi nucleari permetterà di ottenere qualitativamente nuovi strumenti per raggiungere obiettivi politici e strategici. Questi sistemi d’arma saranno paragonabili nei risultati all’uso delle armi nucleari, ma più “accettabili” in termini politici e militari. Pertanto l’equilibrio strategico delle forze nucleari, nel suo ruolo di deterrenza di aggressione e caos, verrà progressivamente diminuito.

Davanti ai nostri occhi vediamo scoppiare nuove guerre regionali e locali, una dopo l’altra. Ci sono aree di instabilità e caos artificialmente alimentato e controllato. Assistiamo inoltre a tentativi deliberati di provocare tali conflitti nelle immediate vicinanze dei confini della Russia e dei nostri alleati. Vediamo come sono svalutati ed erosi i principi fondamentali del diritto internazionale. Soprattutto nel campo della sicurezza internazionale.

In queste condizioni, la Russia non può basarsi esclusivamente sui metodi diplomatici ed economici di rimozione di contraddizioni e risoluzione di conflitti. Il nostro paese affronta l’obiettivo dello sviluppo delle capacità militari su un piano di strategia della deterrenza e ad un livello di autodifesa sufficiente. Le nostre Forze Armate, i servizi segreti ed altre forze di sicurezza devono essere pronte a rispondere con rapidità ed efficienza alle nuove sfide. Questa è una condizione necessaria per la Russia per sentirsi al sicuro, e perché i nostri argomenti siano attentamente ascoltati dai nostri partner nei vari contesti internazionali. Insieme ai nostri alleati, dobbiamo anche rafforzare le capacità dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, incluse le forze collettiva di reazione rapida. L’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Colletiva è pronta a compiere la sua missione di garante la stabilità nello spazio eurasiatico.

Le priorità-chiave della politica del governo russo nel futuro rimarranno l’assicurazione dello sviluppo dinamico delle Forze Armate, l’industria nucleare e aerospaziale, l’industria della difesa, l’istruzione militare, la scienza militare fondamentale, nonché i programmi di ricerca applicata.

 

 

L’esercito ha salvato la Russia

Il crollo dell’Unione Sovietica e gli sconvolgimenti sociali degli anni ’90 hanno colpito tutte le istituzioni pubbliche. Il nostro Esercito ha superato dure prove. L’addestramento al combattimento era praticamente sparito. Componenti del “primo scaglione strategico” dell’Est Europa si erano ritirati precipitosamente in “campo aperto”. E siccome non c’erano soldi per la loro dotazione, né per la costruzione di basi militari, discariche e abitazioni, furono loro, le unità più capaci e meglio equipaggiate a finire “sotto i ferri”. Gli ufficiali non ricevettero l’indennità per mesi. Parliamoci chiaro, spesso c’erano problemi anche con l’approvvigionamento alimentare del personale. Decine di migliaia di soldati congedati. Il numero di generali, colonnelli, tenenti colonnelli e maggiori superava il numero di capitani e di tenenti. Le imprese della difesa erano ferme, accumulando sempre più nei debiti e perdendo i propri specialisti più preziosi.

Le Forze Armate hanno subito un colpo morale devastante. Taluni non potevano vivere un giorno senza insultare e umiliare l’esercito, offendendo tutto quanto associato a concetti quali Giuramento, Dovere, servizio alla Patria, patriottismo, e alla gloriosa storia militare del nostro paese. L’ho considerato e continuo a considerarlo crimine morale e alto tradimento.

Dobbiamo sempre ricordare ciò che il paese deve ai soldati e agli ufficiali, che nel difficilissimo periodo degli anni ‘90, nonostante tutto, hanno mantenuto l’esercito e hanno tenuto le proprie unità pronte a combattere in momenti cruciali. Ogniqualvolta è stato necessario, hanno combattuto. Hanno perso i loro compagni e sconfitto i nemici. Così è stato nel Caucaso del Nord, nel Tagikistan, e in altri “punti caldi”. Queste persone hanno preservato lo spirito e l’onore dell’Esercito, l’integrità e la sovranità della Russia. Hanno protetto la sicurezza dei nostri cittadini. Hanno salvato il paese dall’umiliazione e finanche dalla cancellazione.

Tuttavia l’esercito ha dovuto pagare un caro prezzo per tanti errori fatti, le riforme incoerenti e molto spesso inutili, che non hanno portato a nulla tranne che ad una meccanica riduzione.

Quando, nel 1999, bande di terroristi internazionali hanno scatenato una aggressione diretta contro la Russia, ci siamo trovati di fronte ad una situazione tragica. Si doveva raccogliere un gruppo di 66.000 persone praticamente componendolo pezzo per pezzo, con battaglioni compositi ed unità distaccate. Il numero del personale delle Forze Armate superava 1,36 milioni di persone. Ma quasi non vi erano unità pronte a combattere senza una preparazione aggiuntiva.

Ma l’esercito ha completato il suo compito. Hanno fatto il loro dovere i nostri ufficiali, sergenti, soldati, cittadini, per i quali giuramento significava più della loro vita, la loro salute e il loro benessere. E, cosa più importante, politici e gente comune finalmente sono tornati a comprendere una semplice verità: bisogna apprezzare le Forze Armate. Hanno bisogno di essere rafforzate, altrimenti si sarà costretti a “nutrire le forze armate altrui” o persino diventare schiavi di criminali e terroristi internazionali.

Abbiamo iniziato con le cose più urgenti. Abbiamo ricostruito il sistema di sicurezza sociale per i militari, abbiamo eliminato il vergognoso ritardo nel pagamento delle quote e salari. Anno dopo anno, aumentavamo la quota di spesa per lo sviluppo di Esercito e Marina, mentre prima vi erano stati momenti in cui anche per le necessità più urgenti non c’erano abbastanza soldi.

Mi ricordo l’anno 2002, quando il capo del personale, naturalmente a causa di difficoltà materiali, ha proposto di eliminare una base navale per i nostri sottomarini strategici in Kamčatka. Così, avremmo perso la presenza delle nostre forze navali nucleari nel Pacifico. Non ho accetato questa proposta. A causa della mancanza dei fondi necessari nel bilancio abbiamo chiesto aiuto alle aziende private. Oggi le ringrazio. Surgutneftegas e TNK non esitarono a fornire le risorse necessarie per avviare la ricostruzione della base. Successivamente il governo è stato in grado di fornire i fondi necessari. Ora abbiamo una base moderna nella città di Viljučinsk, dove presto sarà in servizio la nuova generazione di sottomarini del tipo “Borei”.

In ogni area strategica, abbiamo creato unità speciali sempre pronte al combattimento e formate esclusivamente da truppe speciali. Abbiamo creato gruppi autosufficienti. E’ stato uno di questi gruppi che, nell’agosto del 2008, ha condotto un’operazione per costringere la Georgia alla pace, difendendo i popoli dell’Ossezia del Sud e dell’Abchazia.
Ma l’esperienza degli anni precedenti ha dimostrato che il potenziale di sviluppo della precedente struttura militare ereditata dall’Unione Sovietica era completamente esausto. Cosa rappresentava, in sostanza, questa struttura? Migliaia di basi di stoccaggio, arsenali, depositi, sedi e numerose unità in sottonumero. In breve, tutto ciò rendeva necessario un esercito di “mobilitazione”, di molti milioni come nel secolo scorso. Saturare la vecchia struttura di uomini e mezzi era inutile: per questo non vi sarebbero state sufficienti risorse finanziarie o umane. La cosa principale è che questa struttura già non rispondeva alle esigenze attuali, men che meno a quelle future. Non cambiando nulla, limitandoci a riforme poco risolute, prima o poi avremmo perso le nostre capacità militari, le nostre Forze Armate come organismo vitale.

La soluzione era una sola: costruire un nuovo Esercito. Un esercito di tipo moderno, mobile, in un costante stato di prontezza al combattimento. Questo è un processo molto difficile che coinvolge decine di migliaia di persone. A questo sono dovuti gli errori inevitabili, lamentele, reclami. La reazione pubblica è stata forte, e così quella nell’ambiente militare. La riforma e condotta non da una sola persona, neanche da dieci persone. E’ il cambiamento complesso di un’istituzione all’interno della quale si sono accumulati tanti difetti. Tutti i tipi di errore: fervore eccessivo di certi ufficiali, scarso lavoro informativo e la mancanza di canali di “feedback“, aumento formale delle direttive: questi sono i “punti caldi” della futura riforma. Il nostro obiettivo è identificare questi problemi e adattare le decisioni, mantenendo la logica complessiva della trasformazione sistemica delle Forze Armate.

 

 

Cosa è stato già fatto

Non ci sono più unità a organico ridotto nel nostro esercito. Fra le Forze terrestri sono state schierate più di 100 brigate generali e speciali fra le Truppe di Terra. Si tratta di un vero e proprio esercito, che dispone del personale e delle attrezzature necessarie. Sono pronte a muoversi in un’ora dall’emissione di ordini. Il tempo standard di dislocazione in zone teatro di operazioni è di 24 ore. In passato, per prepararsi al combattimento ci volevano fino a cinque giorni. La dotazione di uomini e mezzi a tutte le forze ridotte per portarle in “tempo di guerra” era previsto in un anno; ciò in un contesto nel quale la maggior parte dei conflitti durano poche ore o pochi giorni!

Perché come unità principale tattica è stata selezionata la brigata? Prima di tutto, data la nostra esperienza in Afghanistan ed altre campagne, quando, invece di reggimenti e divisioni si sono rivelate efficaci le squadre mobili d’assalto rafforzate da supporto aereo e da altre unità ausiliari. Più compatta nelle dimensioni rispetto alla divisione, la nuova brigata, allo stesso tempo ha una maggiore capacità d’assalto. Significativamente aumentata è la potenza di fuoco e la disponibilità di unità di supporto d’artiglieria, difesa aerea, esplorazione, comunicazioni, ecc. La brigata è in grado di operare sia in modo indipendente che come parte di altri composti. Ammetto che non dappertutto la qualità richiesta è stata portata alla perfezione. Molto presto raggiungeremo pienamente gli standard richiesti.

L’esercito russo si sta liberando da tutte le funzioni ausiliarie e sussidiarie, economiche e di manutenzione. Ogni fattore di distrazione dall’addestramento militare è sceso al minimo, considerando che abbiamo ridotto il periodo di servizio per coscritti a 12 mesi, questo è l’unico modo per fare di una recluta un combattente preparato. Soldati e ufficiali devono svolgere il loro compito principale, cioè l’addestramento al combattimento e lo studio intensivo. Ciò, in particolare, avrà un impatto positivo sulla disciplina e l’ordine nelle forze armate e rafforzerà la dignità del servizio militare.

Vi è una seria riforma dell’istruzione militare. Si stanno formando 10 grandi centri scientifici e didattici. Tutte queste istituzioni sono costruite in una rigida gerarchia e danno agli ufficiali in relazione al servizio militare l’opportunità di migliorare continuamente il loro livello professionale. Qui ci affidiamo sia alle nostre tradizioni che alle pratiche internazionali.

Senza un significativo sviluppo della ricerca militare non può essere una dottrina militare o tecnico-militare efficace, non può funzionare in modo efficace la struttura dello Stato Maggiore. Abbiamo bisogno di recuperare la perdita di competenza delle istituzioni militari, di integrarle con il sistema di istruzione militare, così come nel settore civile dell’economia. La scienza militare deve avere un’influenza decisiva sui problemi dell’industria della difesa. Agenzie di approvvigionamento qualificate, uffici del Ministero della Difesa incaricate dell’ordine militare, devono garantire l’effettivo sviluppo di specifici parametri tecnici per progettisti e produttori e fornire loro le caratteristiche desiderate di future armi e installazioni militari.

Senza dubbio, il normale sviluppo della ricerca militare non è possibile senza una partnership con la scienza civile, senza ricorrere al potenziale delle nostre principali università e centri scientifici. Gli scienziati devono avere sufficienti informazioni sullo stato e le prospettive dell’Esercito e dei suoi sistemi d’arma per essere in grado di indirizzare il loro studio prospettico, tenendo conto della possibilità del loro utilizzo nell’industria della difesa.

Vorrei sottolineare che il corpo amministrativo delle Forze Armate è stato dimezzato. Sono stati formati quattro distretti militari integrati: Occidentale, Meridionale, Centrale e Orientale. Sono passate sotto loro controllo le Forze Aeree, la difesa aerea e le unità della Marina. Essenzialmente questi costituiscono comandi operativo-strategici. Dal 1 dicembre 2011 è stato assunto in Russia al servizio di combattimento un nuovo ramo dell’esercito: le forze della difesa aero-spaziale. L’Aviazione ha creato sette basi aeree di grandi dimensioni con una solida infrastruttura. Stiamo modernizzando il sistema di aerodromi. Negli ultimi quattro anni – per la prima volta in 20 anni – 28 aeroporti sono stati riparati. Quest’anno, il lavoro è pianificato per altri 12 aeroporti militari.

Abbiamo migliorato seriamente le capacità del sistema di prima allerta. Già sono attivi nuovi radar nelle regioni di San Pietroburgo, Kaliningrad e Armavir e sono iniziati i test di una struttura simile nella città di Irkutsk. Tutte le brigate di difesa aerospaziale sono dotate di un complesso moderno di mezzi di automazione “Universal-1C”. L’intera flotta dei satelliti Glonass è stata dislocata nello spazio.

Sono state garantite l’affidabilità e la congruità delle componenti di terra, mare ed aria delle forze strategiche nucleari della Russia. La quota di sistemi missilistici moderni basati a terra nel corso degli ultimi quattro anni è aumentata dal 13 al 25%. Altri 10 reggimenti missilistici saranno equipaggiati con i sistemi strategici “Topol-M” e “Yars”. L’aviazione di lunga distanza ha pienamente mantenuto la flotta di bombardieri strategici di Tu-160 e Tu-95MS; sono in corso i lavori di modernizzazione degli stessi. Per i nostri bombardieri strategici è stato adottato un nuovo missile da crociera di ubicazione aerea di lungo raggio. Dal 2007, sono ripresi voli aviazione strategica continui nelle aree di pattuglie di combattimento. Si inizia lo sviluppo del complesso promettente per l’aviazione a lungo raggio.

Entreranno presto in servizio sottomarini nucleare strategici del nuovo progetto “Borei”. Due sottomarini di questa classe, “Yuri Dolgoruky” e “Alexander Nevsky”, sono già in fase di test. La nostra Marina Militare ha ripreso la sua presenza in aree strategiche degli oceani, anche nel Mediterraneo. Adesso tale dimostrazione “della bandiera russa” sarà permanente.

 

 

I compiti per il prossimo decennio

Abbiamo iniziato un grande, complesso riequipaggiamento dell’Esercito, della Marina e delle altre forze militari per garantire la sicurezza dello Stato. La lista di priorità prevede le forze nucleari, difesa aerospaziale, sistemi di comunicazione, intelligence, controllo, guerra elettronica, “droni” e sistemi di combattimento robotizzati, aerei da trasporto moderno, sistemi di auto-difesa dei combattenti, armi ad alta precisione e i mezzi per neutralizzarle.

Il sistema di formazione delle truppe e degli uffici di controllo deve diventare più qualitativo, intensivo e completo. Notevoli sforzi saranno concentrati sul “improvvisazione” dei efficaci truppe e le forze interspecifiche. Migliorare la preparazione delle unità militari per eseguire missioni di combattimento.

I nostri esperti determineranno la visione futura per lo sviluppo di servizi ed armi, identificando chiaramente i loro obiettivi nei documenti concettuali rilevanti. Ma è già chiaro che nella struttura delle Forze Armate la deterrenza nucleare continuerà ad avere ruolo ed importanza immutati. Almeno finché non ci saranno altri tipi di armi di nuova generazione, comprese armi ad alta precisione, che, come già accennato in precedenza, avranno potenzialità paragonabili a quelle che hanno oggi le forze di deterrenza nucleare. Inoltre, nei prossimi anni aumenterà in modo significativo il valore della Marina Militare, dell’Aeronautica e della Difesa Aerospaziale. Siamo costretti a compiere passi decisivi per rafforzare il sistema unificato di difesa aerea e spaziale, per rispondere agli sforzi di Stati Uniti e NATO con la dislocazione di sistemi missilistici difensivi.

Per preservare l’attuale bilanciamento di forze, dobbiamo creare un sistema di difesa missilistico molto costoso e ancora inefficiente, o proteggere il potenziale di ritorsione della Russia superando qualsiasi sistema di difesa missilistico. E ‘proprio a questo scopo serviranno le forze nucleari strategiche e la struttura della difesa aerospaziale. In questa materia non esiste “troppo patriottismo”. La risposta tecnico-militare della Russia al sistema globale di difesa antimissile degli Stati Uniti e del suo segmento in Europa sarà efficace e asimmetrica. E sarà pienamente conforme alle misure degli Stati Uniti nel settore della difesa missilistica.

Il nostro obiettivo è una rinascita nel senso pieno della Marina Militare “oceanica”, principalmente nell’Artico e nel Pacifico. Le più grandi potenze militari del mondo hanno intensificato le proprie attività intorno all’Artico, costringendo la Russia a garantire i propri interessi nella regione. Nel prossimo decennio le truppe riceveranno oltre 400 moderni missili balistici intercontinentali, terra e mare-basati, 8 missile cruiser sottomarini strategici, circa 20 sottomarini d’attacco, 50 navi da guerra e circa 100 satelliti militari, più di 600 aerei moderni, tra cui aerei da combattimento di quinta generazione, più di mille elicotteri, 28 complessi di reggimento difesa aerea dei sistemi missilistici S-400, 38 complessi divisionali di difesa aerea sistemi “Vityaz”, 10 complessi missilistici di “Iskander-M”, oltre 2 mila 300 carri armati moderni, circa duemila semoventi sistemi di artiglieria e strumenti, così come più di 17.000 pezzi di veicoli militari.

Abbiamo già trasferito ad un equipaggiamento militare moderno più di 250 unità e formazioni, tra cui 30 squadroni aerei. Ed entro il 2020 la proporzione di nuove armi nelle forze armate deve essere almeno del 70 per cento. Come per i sistemi rimanenti in servizio, saranno sottoposti a profondo ammodernamento.Così, il problema del prossimo decennio è che la nuova struttura delle Forze Armate deve poter contare su una tecnica fondamentalmente di maggiore visibilità, precisione e più pronta reazione che analoghi sistemi di qualsiasi potenziale avversario

 

 

Il volto sociale dell’esercito

Un Esercito moderno impiega persone competenti, ben preparate che possono applicare i più avanzati sistemi di armi. Questi professionisti devono dimostrare una profonda conoscenza e un elevato livello di formazione generale e della cultura. Oggi i requisiti individuali di ogni ufficiale e soldato stanno aumentando in modo sostanziale. A sua volta, l’esercito deve avere un pacchetto completo di sicurezza sociale, adeguata alla sua enorme responsabilità. Sono ricomprese le cure dei servizi sanitari, il sistema di trattamento sanatorio, assicurazioni, servizi pensionistici e opportunità di lavoro dopo il pensionamento. E l’indennità ad un livello finanche più elevato rispetto ai salari che hanno i professionisti qualificati e dirigenti dei settori trainanti dell’economia.

Nel 2007 si era deciso di riformare e aumentare significativamente indennità e pensioni di guerra. Nella prima fase, nel 2009, è stato lanciato un esperimento su larga scala per aumentare la retribuzione per coloro che hanno una responsabilità particolare nel garantire la difesa del paese. Ed ora – dal 1 gennaio 2012 – abbiamo effettuato il passo successivo: le indennità di denaro ai militari sono state triplicate. Le Forze Armate – come datore di lavoro – sono sempre più competitive. Si tratta di un cambiamento qualitativo della situazione che crea una motivazione supplementare per fare il servizio militare.

Dovrei aggiungere che, dal 1 Gennaio 2012, è stata aumentata l’indennità nel sistema del Ministero dgli Interni. E dal 1 gennaio 2013 aumenteranno in modo significativo i salari in altri settori militari, nelle forze dell’ordine e nei servizi segreti. Le Pensioni per i militari, indipendentemente dalla loro affiliazione, sono state aumentate di 1,6 volte dal Gennaio 2012. In futuro saranno aumentate ogni anno, non meno di due punti percentuali al di sopra del livello di inflazione.

Saranno anche introdotti certificati di educazione speciale che permetteranno ai soldati, dopo aver lasciato le forze armate, di svolgere la formazione o la riqualificazione professionale, presso qualsiasi istituto scolastico del paese.
Vorrei parlare anche del problema degli alloggi. Per anni, questo probelma praticamente non è stato affrontato. Negli anni ’90, nella migliore delle ipotesi, da tutte le fonti disponibili venivano ricavati 6-8 mila appartamenti o certificati d’alloggi all’anno. Spesso i militari arrivavano alla pensione senza disponibilità di alloggio, inseriti assieme ai civili in una lunga lista d’attesa che praticamente restava immobile. Ricordiamoci da dove siamo partiti. Dal 2000, abbiamo significativamente aumentato la quantità di abitazioni; hanno raggiunto il livello di una media di 25.000 appartamenti all’anno. Ma ovviamente c’era bisogno di un punto cruciale di svolta: la concentrazione delle risorse finanziarie e organizzative dello Stato.

Il primo passo in questa direzione è stato il programma presidenziale “15+ 15″, attuato nel 2006-2007, quando ai militari sono state immediatamente concessi circa 20.000 appartamenti nelle zone dove il problema degli alloggi era più critico. E nel periodo 2008-2011, solo per i militari del Ministero della Difesa, sono stati acquistati e già costruiti circa 140 000 appartamenti per la residenza permanente, e 46 000 appartamenti di servizio. Non si era mai visto prima. Abbiamo stanziato dei fondi, anche in tempi di crisi. Ma, nonostante il programma fosse di più vaste proporzioni rispetto a quanto precedentemente programmato, il problema non è stato ancora risolto.

Bisogna spiegare con franchezza le ragioni di ciò. In primo luogo, la registrazione dei militari che avevano bisogno di alloggi nel Ministero della Difesa è stata fatta molto male. E, in secondo luogo, i tempi, il ritmo delle misure organizzative e di personale non erano chiaramente in linea con le capacità di fornire appartamenti. Dobbiamo cambiare questa situazione. Nel 2012-2013 si fornirà tutto il personale militare con alloggi permanenti. Inoltre, nel 2014 sarà completata la formazione del fondo moderno di alloggi del servizio. Quindi, il problema “eterno” degli alloggiamento per i militari sarà risolto.

Anche prima della fine del 2012 assicureremo appartamenti completi per i soldati che negli anni ‘90 sono stati licenziati senza un riparo e stanno ancora nelle liste comunali. Ad oggi, queste persone sono più di 20.000. I militari chi hanno firmato i contratti dopo il 2007, saranno forniti con dimora in modo pianificato, nel sistema di accumulo e dei mutui. Il numero dei partecipanti ha superato 180 mila persone e già sono stati acquistati oltre 20.000 appartamenti. Un altro tema importante è il destino delle città militari e di migliaia di persone che ci vivono. Questi sono ex militari con le loro famiglie, pensionati, esperti civili, insomma, gente che ha servito per decenni l’Esercito e il paese.

E’ inaccettabile che questi villaggi con tutti i loro problemi vengano semplicemente “scaricati” dal bilancio del Ministero della Difesa sulle spalle delle regioni e dei comuni. E’ necessario effettuare l’inventario più completo dei beni immobili delle Forze Armate da trasferire alle autorità civili. In altre parole, case, asili, strutture abitative, tutto questo deve essere trasferito dal Ministero della Difesa ai comuni in condizioni buone, riparati, idonei all’uso e, sottolineo, insieme con le risorse finanziarie per la loro manutenzione. Le modifiche principali arrivano nel sistema di completamento delle Forze Armate. Ora nell’esercito a contratto servirano 220.000 ufficiali e 186.000 soldati e sergenti. Si prevede che entro i prossimi 5 anni ogni anno saranno assunti 50.000 persone che presteranno il servizio a contratto, e saranno nominate sergenti, sottufficiali, nonché professionisti in operazioni con veicoli militari.

La selezione sarà molto rigorosa, su più livelli. Il maresciallo Zhukov diceva: “L’esercito è comandato da me e dai sergenti”. I Sottufficiali: la spina dorsale dell’esercito, che rappresanta l’ordine, la disciplina, l’addestramento al combattimento normale. A queste posizioni si richiedono persone valorose, che dispongono di adeguate caratteristiche morali, fisiche, nonché un livello d’istruzione alto. Non solo giovani ufficiali, ma tutti i soldati, i contraenti saranno addestrati in centri speciali di formazione e accademie per sergenti. Si prevede che dal 2017, di circa un milione di persone delle Forze Armate, 700 000 saranno professionisti: ufficiali, cadetti delle scuole militari, sergenti e soldati a contratto. E nel 2020, il numero dei coscritti scenderà a 145.000.

La logica dei cambiamenti indica chiaramente che il nostro obiettivo è costruire un esercito completamente professionale. Tuttavia, deve essere chiaro che un esercito di professionisti è un esercito costoso. La conservazione di un sistema misto di reclutamento per il prossimo futuro è un compromesso tra i compiti e le capacità attuali del paese. Ma il servizio di leva deve anche cambiare. Questo è un requisito obbligatorio per la riforma militare.

Per mantenere la disciplina nelle unità militari verrà creata la polizia militare. E, naturalmente, nella formazione dei soldati, nella protezione dei loro diritti ed interessi , per garantire un sano clima morale nelle unità devono partecipare attivamente le organizzazioni sociali, religiosi, dei diritti umani, dei veterani. Ritengo che sia necessario disciplinare la polizia militare controllare l’esercito. Dobbiamo anche coinvolgere civili, ‘veterani’, religiosi ed organizzazioni per i diritti umani per aiutare nella formazione degli uomini in servizio. A tal scopo, dobbiamo anche sviluppare la presenza di cappellani, presso ogni unità militare.

E tuttavia ci rendiamo conto che il corrente sistema di leva contiene un elemento di grande disuguaglianza sociale. Alla chiamata vanno soprattutto a servire i ragazzi provenienti da famiglie povere, rurali o della classe operaia, quelli che non sono riusciti ad ascriversi all’università e quindi non hanno potuto avere il rinvio della leva. Abbiamo bisogno di misure che aumentino notevolmente il prestigio del servizio militare. In realtà, quelli misure che lo trasformino da un obbligo ad un privilegio.

In particolare, dovremmo parlare di più diritti per l’ammissione alle università migliori di coloro che hanno finito il servizio. Bisogna concedere loro la possibilità da parte dello Stato di ricevere una formazione supplementare per superare gli esami professionali. Per i laureati che hanno finito il servizio, borse di studio per la formazione nelle migliori scuole di business nazionali e stranieri. E anche le preferenze per l’ammissione al servizio civile. L’inclusione nelle riserve di amministrazione. L’esercito deve riconquistare il ruolo tradizionale di ascensore sociale più importante.

In futuro si deve pensare al concetto di un servizio alla “Riserva addestrata”. Questi riservisti – come è consuetudine in molti altri Paesi – dovrebbero essere tenuti regolarmente, non di tanto in tanto come ora, a formazione e aggiornamento professionale; dovrebbero essere sempre pronti a entrare nelle unità di combattimento.
Oggi non abbiamo il concetto coerente di una riserva nazionale delle Forze Armate. La sua creazione e la discussione aperta su questa questione è il nostro compito immediato.

Vorrei parlare dei cosacchi. Oggi in questo gruppo si riconoscono milioni di nostri concittadini. Storicamente, i cosacchi erano al servizio dello Stato russo, difendendo i suoi confini, hanno partecipato a campagne militari dell’esercito russo. Dopo la rivoluzione del 1917 i cosacchi sono stati sottoposti al più crudele repressione, infatti – genocidio. Tuttavia, i cosacchi hanno sopravvissuto, conservando la loro cultura e le tradizioni. Il compito dello Stato è in ogni caso di aiutare i cosacchi, di coinvolgerli nel servizio militare e nell’educazione militare-patriottica della gioventù.

Ciò che ritengo importante sottolineare è che, ovviamente, l’esercito deve diventare professionale e deve essere composto da chi presta il servizio in base ad un contratto. Tuttavia, non possiamo annulare il concetto di servizio militare d’onore per gli uomini; loro devono essere pronti a difendere il paese in tempo di pericolo.

Bisogna organizzare il lavoro di educazione militare-patriottica degli studenti, lo sviluppo del complesso militare applicato, dello sport e della cultura fisica in generale a un livello completamente nuovo. Il servizio a tempo breve dura un anno, ed i soldati devono concentrarsi interamente sull’addestramento al combattimento. Vuol dire – dovrebbero venire nell’esercito fisicamente in forma, temperati, e ancora meglio, possedendo le competenze di base di lavoro con mezzi di trasporto, computer e tecnologia dell’informazione. Vorrei sottolineare a questo proposito l’importanza per lo stato, del lavoro che fa il DOSAAF Russo.

Le autorità Federali, regionali, comunali devono fornire un supporto completo per questa organizzazione nell’attuazione dei suoi compiti. E’ necessario unire gli sforzi delle strutture statali e pubbliche. A questo proposito, sostengo l’idea del movimento volontario del Fronte Popolare a sostegno del settore dell’Esercito, della Marina e della Difesa. I nostri obiettivi in materia di difesa e sicurezza nazionale non possono essere raggiunti senza un’alta motivazione morale, sia da parte dei militari che degli operai del complesso militare-industriale, e senza il rispetto per le Forze Armate e per il servizio militare nella società russa.

Traduzione dal russo di Daria Kudenko(Associazione Conoscere Eurasia) e Dario Citati(Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie)